Se quegl'Ingegneri Navali, funzionari della R. Marina, avevano chiesto la Privativa Industriale per il loro ritrovato, che doveva rimaner riservato alla R. Marina, non vi era più ragione ch'io rinunziassi alla protezione di un Brevetto sul Telops, non fosse altro che per documentare quanto avevo escogitato per ottenere la visione a largo campo, tanto pio che il Cleptoscopio era ancora mantenuto segreto dal Ufficio delle Privative Industriali: Questo era pure l'intendimento delle Officine Galileo.

--- La questione relativa alle due invenzioni minacciava di degenerare in uno scandalo, tanto che il Ministro della R. Marina, S.E. l'Ammiraglio Morin, si recò il 6 settembre 1901 a Firenze per rendersi conto alla Officina Galileo della controversia a provvedere.

Il Ministro promise di chiarire le cose e indennizzare in qualche modo l'Officina, ma queste promesse non ebbero seguito. Trascorso qualche altro tempo l'Officina fece altri passi presso il Ministero a mezzo di persone influenti, fra queste l'Ammiraglio Accinni, ma non risultarono efficaci perchè il Ministro rispose che le accuse della Officina non erano giustificate e che la R. Marina riteneva suo diritto preferire il Cleptoscopio al Telops.

-Ragioni di necessità industriale, dimostrata dalla rarefazione delle commesse che la R. Marina, maggior cliente della Galileo, era solita affidarle, imposero (pag 8 doc originale) alla Direzione di quello Stabilimento di sottostare alla volontà del Ministro e sospendere gli Atti legali intrapresi (vedere lettera nella corrispondenza del 20/9/1901 ), tanto più che alcuni azionisti della Società che eserciva l'Officina  Galileo si erano assai impressionati sulle conseguenze economiche che potevano derivare dalla animosità che la mia invenzione aveva suscitato negl'insupponibili concorretnti della R. Marina. 

Mi sono così trovato in grave disagio rispetto a la Società della Galileo, la quale, per altri affari mal riusciti, nei quali non avevo a che fare, perchè estranei alle mie mansioni, si avviava alla liquidazione. Decisi allora di ritirarmi da quell'azienda nella quale per 26 anni avevo esplicato con grande zelo e assiduità l'attività dei miei anni migliori, riuscendo  a farla apprezzare anche all'Estero per i riflettori parabolici per proiettori, che l'Officina era riuscita a produrre con molta perfezione mediante le macchine da me ideate.

Il Consiglio di Amministrazione della Galileo nel accettare le mie dimissioni dovette riconoscere che il mio allontanamento avveniva per colpa della Società stessa che non aveva rispettato alcuni articoli della Convenzione che ad essa mi legava , fra i quali l'obbligo di corrispondermi regolarmente lo stipendio.(Vedasi Copia autentica della XXV° adunanza del Consiglio di Ammin. della Soc. An. della Officina Galileo, rilasciatami dal Notaio Bellucci assistente al detto Consiglio.) (pag. 9 doc. orig.)

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